Rivista riflessi

N.6 / Novembre 2024

N.6 / Novembre 2024

Consulta qui di seguito il sommario completo nel nuovo numero della Rivista e leggi i vari Abstract, cliccando sui titolo di ciascuno.

Il mito delle origini
Di Stefano Alessandrini

Partendo da quelli che possono essere considerati due miti originari della nostra cultura, ovvero quello di Narciso e di Edipo, l’Autore propone di collocare i due protagonisti in momenti propedeutici dello sviluppo, abbracciando quanto proposto da Paul-Claude Racamier ne “Il genio delle origini” (1993). Questo ricorso al mito, in qualità di substrato archetipico degli eventi psichici, può, secondo l’Autore, servire come spunto di riflessione su quanto può accadere ad una persona a cui è occultata la propria origine in quanto figlio non desiderato o frutto di una violenza o vittima dei bisogni compensatori o delle colpe dei propri genitori, siano essi biologici che adottivi. Quello delle origini può essere considerato un tema centrale in ogni percorso psicoterapeutico nel suo legame al processo individuativo, un tema che quindi accomuna tutti noi.

Segreti e bugie
Di Maria Carmina Viccaro

Partendo da un ricordo personale della sua infanzia, l’Autrice commenta il film “Segreti e bugie”, dove i temi dell’appartenenza, delle radici, della propria storia personale si evidenziano come bisogno fondamentale. Sapere chi siamo e da dove veniamo, fa sentire gli esseri umani un po’ più sicuri nel percorrere le strade del mondo, come un filo rosso cui rimanere legati quando sembra che i venti della vita ci trasportino altrove. Più solide e profonde sono le nostre radici, più in alto verso il cielo possiamo tendere.

Ricucire il filo con la propria arte
Di Silvia Savini

In questo articolo presenterò parte dell’esperienza terapeutica con una paziente che non è stata adottata, ma che, ad un certo punto della sua vita, viene a conoscenza delle sue origini e che vedrà quel filo che riguarda le sue radici, la sua storia e il suo essere, all’improvviso, spezzarsi. Una rottura che avrà il suono del tradimento, un dolore doppio che troverà un tentativo di tener insieme il filo e che avrà solo come effetto il suo sfilacciamento, che piano piano porterà alla lacerazione, alla difficoltà di tenere insieme i pezzi del puzzle della propria identità, del riconoscersi il proprio valore e i propri diritti di essere semplicemente se stessi.
Senza doversi dare il diritto di esistere sulla base dell’essere eccellente per l’altro e meritevole della sua approvazione perché eccezionali. Il sentire della paziente di qualcosa che non riusciva a metter a fuoco su suo padre, la gelosia verso una cugina, nipote paterna, inizierà ad avere una forma, un colore, un senso. Inizierà, nel percorso terapeutico, a delineare la sua identità, la sua storia, il suo modo di essere nel mondo, liberandosi da quel forte senso di mediocrità che l’ha accompagnata nella sua vita.

L’ombra dei padri
Di Gabriella Lorenzi

Nello scenario medico-scientifico attuale, sempre più sofisticato nelle diagnosi e nelle cure, il corpo porta con sé la traccia di tutto ciò che appartiene alla sua dimensione unica ed irripetibile e nello steso tempo dotato di un patrimonio genetico e psichico che affonda la narrazione nelle proprie origini.
Se da un lato i progressi della scienza e delle biotecnologie hanno messo in evidenza le componenti ‘invisibili’ del corpo, dall’altro le scienze umane manifestano il bisogno di rintracciare il legame esistente tra Corpo e Psiche.
Una traccia invisibile, indelebile ed a volte indicibile che vede non soltanto la possibilità di curare un corpo malato, ma anche lo svelamento di segreti familiari incistati nelle generazioni precedenti nella illusoria certezza che ciò che viene occultato diviene impercettibile.

Alba e il labirinto delle radici
Di Rosa Spennato

L’Autrice attraverso la vignetta clinica di Alba, si sofferma sul vissuto del trauma
dell’abbandono al momento della nascita e sulla domanda che crescendo lei si è posta e che si continuano a porre le persone che hanno abitato tale territorio: chi sono io? Quali sono le mie origini? Che cosa è successo?
Il viaggio di Alba ci guida nella ‘Storia’ sfiorando il mito, la legislazione in materia, il lavoro della memoria traumatica e dell’energia di chi continua a cercare le radici familiari. Perdendosi a volte nel labirinto della burocrazia, a volte nel suo immaginario che continuamente scomponeva i frammenti della storia che andava componendo. Nel contempo, Alba ha abbracciato la propria esistenza, trasformando la rabbia e l’insofferenza in un grande amore per gli altri e per sé.

Il dramma silenzioso degli orfani di storia

Di Laura Caetani

L’Autrice si soffermerà sulla necessità di accedere alle proprie origini, soprattutto quando l’adozione avviene in un’età tale per cui diventano rilevanti la vita precedente, le esperienze fatte e i ricordi che il bambino porta con sé.
La legge lo prevede già dal 1983, ma come attuarla e come preparare le persone coinvolte a gestire questa complessità non è stato ancora adeguatamente affrontato.
Verrà analizzata la difficoltà che incontrano i Servizi che mancano di iter e protocolli specifici per riflettere su questo aspetto necessario. Il diritto di accedere alle proprie origini, anche attraverso l’adozione aperta e l’adozione mite, è fondamentale nelle realtà adottive: significa avere diritto alla propria storia passata dandole una continuità nella vita presente.
È necessario avere in mente che la famiglia collocataria è l’ultimo gradino di un percorso durato anni, in cui il bambino ha fatto esperienza di sistemazioni più o meno provvisorie, destinate ad interrompersi proprio perché provvisorie, ma che, comunque, hanno creato legami affettivi destinati a separazioni dolorose.

Il viaggio alla ricerca delle proprie origini
Di Emilia Rosati, Anna Arecchia

Le autrici affrontano il tema del diritto alla conoscenza delle proprie origini biologiche. L’iter legislativo e burocratico da affrontare è piuttosto complesso e, da tempo, si sono poste come obiettivo la modifica della legge attuale n. 184/83, art. 28, che vieta ai figli di conoscere il nome della madre biologica per cento anni. Si soffermano sui risvolti umani di tali vicende, nel rispetto della sensibilità e del diritto sia della madre che, a suo tempo, partorì anonimamente, sia del figlio/a che a quel nome chiede di accedere per colmare un vuoto divenuto insostenibile. Molto importante è la necessità di prestare attenzione ai risvolti psicologici di entrambi e, nondimeno, all’adeguata formazione di coloro che, con competenze diverse, sono chiamati a dirimere le intricate vicende per giungere a una soluzione.

Lion: la lunga strada verso casa

Di Rebecca Autorino

Era il 2016 quando al cinema vidi una vera storia di adozione: Lion, la lunga strada verso casa.
Un film raccontato dal vero protagonista e tratto dalla storia della sua vita sin dall’infanzia, quando si perde su un treno verso Calcutta e dove verrà poi dato in adozione ad una famiglia Australia. Saroo è l’Eroe del presente film e la sua storia mi ha colpito sin da subito tanto da volerla rileggere in chiave gestaltico-analitica, toccando i risvolti del trauma infantile ed il forte impatto che ha sulla vita del futuro adulto l’incontro tra la sua storia e quella dei genitori adottivi, l’incontro tra origini ed il ritorno ad esse attraverso la mentalizzazione, la trasformazione e la riconnessione. Lion mi ha colpito sia come mamma adottiva sia come donna sia come psicoterapeuta che da anni si occupa di coppie adottive e genitorialità.

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