Rivista riflessi

N.2 / Febbraio 2020

N.2 / Febbraio 2020

Consulta qui di seguito il sommario completo nel nuovo numero della Rivista e leggi i vari Abstract, cliccando sui titolo di ciascuno.

Primo contatto, inviante, primo colloquio

Di Gabriella Lorenzi, Rosa Spennato, Carmen Viccaro

Le Autrici partendo dal tema il “Primo contatto, Invio” proposto per questo seminario e da contesti diversi – dipendente pubblico, libere professioniste a convenzione o in studi privati – hanno condiviso la propria esperienza, esplorando le immagini e i fantasmi che si animano nell’incontro e il mutare del campo nelle diverse situazioni, costruendo comunque le regole del setting fondanti un buon cotransfert terapeutico. Sonia Ciuffini, che lavora in una struttura pubblica dell’Aquila, ha parlato della trasformazione del Sert nel servizio per le Dipendenze patologiche. Ha approfondito il tema dell’obbligo della cura che inquina sul nascere la relazione e del “farsi setting” dello psicoterapeuta e il dover ricorrere alla propria creatività per far fronte e contenere tutte le interferenze dell’organizzazione del servizio pubblico. Sulla stessa linea, ma in ambiti diversi, si attesta l’esperienza di Donatella Marchionne, libera professionista che ha lavorato in convenzione in una Casa Circondariale e presso un Consultorio della Asl. Del Consultorio porta la difficoltà dei piccoli centri, dello smantellamento dei servizi e delle difficoltà dell’invio; della Casa Cir- condariale il difficile lavoro di trasformazione di una terapia coatta in una richiesta di lavoro su di sé e delle risorse che si devono attivare per fare spazio a chi arriva. Germana Nucci ci porta l’esperienza del privato, pendolare tra Roma e un paese della Toscana, con un’utenza volontaria e un’organizzazione di rete con le colleghe sparse in un vasto territorio. Rosa Borriello ci introduce nelle regole e nell’organizza- zione del Centro Clinico privato SPSP che offre un servizio di psicoterapia sul territorio di Roma a costi sociali. Dal loro confronto ha avuto avvio la tavola rotonda che ha declinato quelle esperienze, con ap- profondimenti e confronti animati. Si sono aperte delle “derive” rispetto all’argomento principale ma que- sta è anche l’humus fertile delle discussioni dal vivo.

L'umiltà del terapeuta

Di Valeria Basile, Elisa Mori, Vittoria Zentile

Il seminario “L’Umiltà del terapeuta” tenutosi nel 2015 presso l’Aiga, affronta questo tema attraverso casi clinici dei relatori Elisa Mori, Vittoria Zentile e Valeria Basile, approfonditi e ampliati dalle relatrici e dai colleghi presenti in sala. L’umiltà dello psicoterapeuta, analizzata anche nella sua radice etimologica, viene descritta come capacità teorico-tecnica del professionista di attenzione, consapevolezza e capacità di gestire i propri limiti, sia oggettivi che soggettivi. I limiti soggettivi sono dati, più di altre caratteristiche qualitative dello psicoterapeuta, dall’integrazione di capacità professionali e competenze, e si esprimono, nella relazione terapeutica, attraverso un atteggiamento sobriamente autocritico, e all’attenzione e alla consapevolezza ai vissuti controtransferali. L’Umiltà richiama anche il tema dell’Umanità del terapeuta, evidenziando come per il professionista l’attenzione ai vissuti controtransferali sia un processo complesso di consapevolezza e di gestione dell’emotività in gioco nella relazione terapeutica.

Sul segreto professionale e le sue deroghe

Di Stefano Alessandrini

Questo lavoro nasce come tentativo di fare chiarezza rispetto a delle tematiche esiziali per il lavoro di uno psicoterapeuta ma ritenute ostiche e intricate dalla maggior parte dei colleghi, ovvero il segreto professionale e le relative deroghe previste dal codice deontologico. Nella fattispecie, negli articoli 12 e 13, sono previste tre tipi di deroghe: per consenso, per obbligo di referto o di denuncia e per giusta causa. Dopo aver distinto il segreto professionale dal concetto di privacy, passo a esaminare le varie diramazioni e casistiche che pren- dono corpo dal ruolo e dalle funzioni che il professionista ricopre e dal contesto in cui opera – ambito privato e incaricato o funzionario di pubblico servizio – dalla eventualità di refertazione e denuncia e infine dal tipo di reato commesso e/o subìto e riferito, ovvero a procedibilità d’ufficio o a querela di parte.

Il segreto professionale

Di Giovanna Florio

La natura del rapporto professionale psicologo-cliente e/o paziente è primariamente relazionale. La re- lazione è contemporaneamente il mezzo e il fine terapeutico principale. Data la complessità, il grado di soggettività e il contesto nel quale lo psicologo svolge il suo intervento, entrare nel merito del segreto pro- fessionale vuol dire prima di tutto fare riferimento ad alcuni temi fondamentali come quello etico, deon- tologico, normativo e metodologico che rappresentano solo il primo passo di un percorso che necessariamente implica ulteriori capacità, una su tutte, la competenza.

Essere o fare lo psicoterapeuta

Di Stefano Alessandrini

Corpo e psiche sono strumenti essenziali del lavoro di ogni psicoterapeuta. Per questo è fondamentale che questi abbia una conoscenza approfondita di sé e un’identità solida, che corrisponde al passaggio dal fare psicoterapia ad essere psicoterapeuti. Come sostiene Lalli (2004), questo modo di essere è un passaggio raggiungibile se ci sono alcune precondizioni, che egli identifica nelle motivazioni ad intraprendere questo percorso. Se queste riguardano più propriamente la dimensione dell’essere, nella condizione del fare lo stato di salute mentale si può evidenziare nel modo di concepire e attualizzare il proprio setting. In particolare, aldilà del proprio approccio, questo è possibile guardando agli attraversamenti e alle violazioni che si pos- sono identificare nel proprio operato. Significativo, in questo senso, lo scritto di Gabbard e Lester (1999) su ”Le violazioni del setting”, che può essere un utile riferimento per metapensare la propria professione. Ci sono motivazioni disfunzionali e condizioni patologiche incompatibili con la professione e una modalità di essere e fare, sana ed etica, che è acquisibile con un percorso di conoscenza personale che passa attraverso la psicoterapia, la supervisione e una continua riflessione su di sé e sul proprio operato.

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